Don RINALDO AVETTA “IL CANONICO

Ha trascorso quasi l’intera vita a Fossano il Canonico Avetta: Il 22 agosto del 1943, infatti, insieme al nuovo vescovo Mons. Dionisio Borra, giunge a Fossano ad appena 26 anni, tra gli incarichi che gli da’, fin dall’autunno del 1943, c’è proprio la delega all’amministrazione dell’Istituto dei “Deficienti”, che solo sette anni più tardi cambierà nome e sarà dedicato al fondatore Mons. Signori. 

Dunque, l’avventura fossanese di Don Avetta e poi dal 1950 Canonico della Cattedrale Rinaldo Avetta comincia subito con la gestione dell’Istituto (fino al 2015 per statuto i Vescovi sono presidenti dell’Istituto) che si protrarrà fino all’8 dicembre 2000 giorno in cui ci lascerà.

Da sempre affine agli studi, nel marzo del 1961 consegue il dottorato in filosofia e pedagogia presso il Pontificium Athenaeum Salesianum di Roma , un diploma in  giornalismo e quello in Scienze Sociali, mentre è professore di religione alle medie fin dal 1945 e di storia civile ed ecclesiastica  e liturgia presso il Seminario diocesano. 

La sua costante presenza fino al 2000 al Mons. Signori è tutt’uno con la storia dell’Istituto. Con lui si avvicendano opere e miglioramenti che agevolano lo sviluppo dell’opera e soprattutto i successivi ammodernamenti ed adeguamenti delle strutture, si ricordi in particolare l’ampliamento del 1993, giusto cinquant’anni dall’ arrivo a Fossano di don Rinaldo e l’idea   di integrare al Mons. Signori, con la costruzione del fabbricato in via Orfanotrofio 12 avvenuta poi NEL 2006,  le Figlie della Provvidenza  come nell’originario disegno di Mons. Signori; e la costruzione della bocciofila che, ironia della sorte, vede la sua inaugurazione proprio nell’anno 2000.

Del CANONICO AVETTA, (ancora qualche ospite attualmente residente lo ricorda con l’appellativo “‘L CANONIC” si ricorda l’entusiasmo, il coraggio e soprattutto l’affetto che riversava quasi interamente verso i “FIOI” del Mons. Signori.


GIUSEPPE ERBETTA 

Negli anni 30 il Mons. Signori ha ospitato anche uno scultore: il  prof. Giuseppe Erbetta che ha lasciato il suo tangibile ricordo in varie opere che si possono ancora ammirare.

Giuseppe Erbetta era nato a Fontaneto d’Agogna il giorno 8 ottobre 1855. 

Lo scultore Giuseppe Erbetta dichiarerà di risiedere a Fossano dal 1931 mentre da altre fonti noi sappiamo che era giunto a Fossano nel finire del 1910 o all’inizio del 1911 in quanto, da quel periodo, lo troviamo collaboratore del signor Giovanni Avagnina, fondatore nel 1911 di quella che è oggi la “Giovanni Avagnina s.p.a.”” (fonte “100 anni del Mons. Prof. Carlo Morra, 2014)

In anagrafe venne iscritto soltanto nel 1915 con l’indicazione di “residenza temporanea” e soltanto quasi vent’anni dopo verrà censito come residente stabile. Venne ospitato come pensionante presso l’Istituto sul finire dell’anno 1934. Seppur anziano (aveva ormai ottant’anni circa) egli non smise di lavorare realizzando molte opere che si conservano ancora all’istituto stesso.

All’interno della cappella del “Monsignor Signori” lo scultore Erbetta ha eseguito un complesso di opere da cui si svela tutta la sensibilità  e capacità di plasticatore. La figura centrale, del complesso di opere erbettiane conservate nella cappella, è rappresentata dal gruppo della “Pietà”, posta sopra l’altare, che si richiama al modello classico di Michelangelo sebbene scolpito in modo da non risultare una pedissequa copia dell’immortale modello.

Ai due lati di quest’opera i santi classici della carità, legati alla congregazione cottolenghina che ha gestito l’istituto, con le sue suore, dalla fondazione e fino a pochi anni addietro.
Le statue raffigurano infatti “San Vincenzo de’ Paoli” e “San Giuseppe Benedetto Cottolengo”. Anche le statue di questi due santi si richiamano alla loro iconografia tradizionale, quale è stata tramandata  da un notissimo dipinto per il Cottolengo e da una immaginetta di primo novecento per il De Paoli.” 

“Anche per queste opere l’Erbetta non si limita ad una semplice trasposizione plastica delle immagini dipinte ma vi aggiunge una carica di personale umanità e di profonda emozione.
La sua bravura di plasticatore poi si evidenzia in una serie di angioletti e di decorazioni floreali sparse nello spazio della cappella a cominciare dal piccolo acquasantiere posto sul fondo della cappella stessa.” (fonte “100 anni del Mons. Prof. Carlo Morra, 2014)

 Lo scultore ci ha anche lasciato una preziosa statuetta (autoritratto) di un  vecchietto con la lunga barba seduto che, con il cappello in mano, si rivolge a chi visita il presepio chiedendo l’elemosina. Un altro autoritratto si può ammirare ed è il vecchio genuflesso sulla sinistra, nel gruppo dedicato a San Vincenzo de’ Paoli,.

Lo scultore Erbetta morirà il 18 novembre 1940, “nella sua stanza di pensionante presso l’istituto, all’una di notte  e il ventinove novembre un lungo necrologio anonimo su “La Fedeltà” ricorderà a tutti i fossanesi che era morto un uomo “di una modestia rara, anzi commovente. Povero, nulla per sé egli chiedeva, pago delle cure solerti delle Suore pie e della benigna ospitalità offertagli …””.

Lo scultore prof. Erbetta continua a vivere nella struttura che lo ospitò nei suoi ultimi anni, grazie alla testimonianza delle sue opere ed il ricordo di una vita tutta dedita all’arte, soprattutto a quella sacra.


Le memorie di SUOR ARNALDA

Suor Arnalda, al secolo Netto Giustina, nata a Paese località Padernello (Treviso) il 19 settembre 1918; entrata al Cottolengo l’1 settembre 1941; di professione religiosa il 10  dicembre 1943; entrata all’Istituto monsignor Signori il 23 gennaio 1943; tornata in Comunità al Cottolengo di Torino, dove è  morta il 26 agosto 2013. Vissuta a Fossano in Istituto per ben 67 anni.

Quando sono arrivata a Fossano nel 1943 era vescovo e presidente Mons. Dionisio Borra, mi ha fatto una gran bella accoglienza….allora era Superiora Madre Adriana Grippa  ….che era una Madre sul serio  vivevo con le altre Suore: Suor Luciana, Suor Stella, Suor Maria, Suor Silvestrina  passata poi alla clinica Avagnina,ed in più una Suora sfollata da Torino Suor Clodovanna, molto brontolona .Ricordando Suor Silvestrina , infermiera, mi viene in mente che una volta stavo raccogliendo i fagioli nel giardino, e lei vedendomi mi disse di rientrare perché non stavo bene, rientrata mi misurò la febbre era molto alta, chiamato il dottor Avagnina si constatò che avevo la pleurite , sono stata un mese e mezzo a letto ,curata dal dottore che è sempre stato stupito della mia guarigione …..ma forse è che io ero forte o qualcuno mi ha aiutata .Sono stata all’inizio a lavorare in cucina , la cucina era molto angusta e buia , posta nell’interrato, con piccole finestre:Le difficoltà erano tante ,la casa era molto povera e fredda,sovente mi sono ammalata. Primo lavoro lavare i pentoloni ei lavandini. C’erano 45 ragazzi, un solo bagno, i piedi si lavavano nelle bacinelle. A capo in cucina c’era una Suora che non riuscivo mai ad accontentare .Andavo a raccogliere le verdure nell’orto,a quell’epoca avevamo molte bestie: mucche ,capre, maiali e galline .Era il lavoro  dei notri”fioi”,tanti erano di campagna per cui il lavoro era loro gradito , ma erano molto ruvidi e testoni, spesso erano maneschi e si rivoltavano. La prima mucca è arrivata cone corredo di un ragazzo , entrato da noi il 7 gennaio 1950 , e da allora sempre chiamato “Bertu dla vaca”.

In seguito sono arrivate altre due mucche come corredo a Mario e Daniele, così si è provveduto a costruire la stalla: Finalmente c’era latte per tutti e si cominciò pure a fare il formaggio. Di grande aiuto è stato il veterinario del macello comunale il dott. Raimondo Brizio, per anni al nostro Istituto ha seguito la nostra stalla. A febbraio , come tradizione si uccidevano i maiali, ne allevavamo quattro. Ricordo il 14 febbraio del 1966 , uccisi due maiali , con la direzione dei salumieri Gastaldi che provvedevano  a  tagliare, dividere , fare salami salcicce e pancetta .

Era venuto il Presidente Monsignor Dadone con la sorella, a tavola si è fatto una grande festa.

Abbiamo avuto anche i ladri, tante volte ci hanno portato via conigli e galline, ma tante volte la provvidenza ha suggerito a qualcuno di venirci incontro, cosi sono sempre tornati galline e conigli , anche in numero maggiore.

Con il tempo, ma poco alla volta ho iniziato a far da mangiare e così ho continuato per 60 anni. Prima con il “putagè a legna”, poi con il carbone  e infine con il gas metano. Una delle grandi difficoltà,era quella di provvedere l’acqua calda per le necessità di pulizie dei ragazzi. Pure in lavanderia si faceva tutto a mano, non c’era personale ad aiutare . Nel 1950 era arrivata la prima lavatrice .

Lo voglio raccontare, la lavatrice a quei tempi per noi Suore era come toccare il cielo con il dito. facevamo solo più scaldare l’acqua e stendevamo la roba. 

Nei nostri campi si coltivava un po’ di tutto. Patate (che mangiavamo tutti i giorni) verdure varie, pomodori, grano, meliga frutta . Facevamo la conserva per tutto l’anno, si faceva pure la marmellata. Ricordo famiglie generose che venivano con i loro trattori a mietere, arare , tagliare l’erba, ho molta simpatia per le famiglie Filippi, Allocco, Morra per anni hanno aiutato l’Istituto. Avevamo tanta uva, si faceva pure un vinello va bene leggero, ma anche buono. Poi tutto è cambiato, non si potavano più fare marmellate, allevare animali, con i tempi moderni tutto è cambiato , i ragazzi sono diminuiti ma pure i soldi. Ora abbiamo il personale stipendiato, ma si fatica a tirare avanti. Ricordo nei primi anni che all’Istituto c’era un terreno incolto che formava un avvallamento, l’hanno riempito con i rifiuti di Fossano. Con l’andare del tempo si è riempito e sopra si è piantato un noccioleto.

Nei primi anni le Suore dormivano nel sottoscala, poi a miei tempi si è fatto un solo dormitorio per le suore, eravamo in  sette, tra i letti una tenda bianca, con un solo gabinetto,vicino ai dormitori dei ragazzi che pure loro avevano solo due gabinetti. In tempo di guerra c’erano due Suore “sfollate”, si accettavano pure dei pensionati, che pur pagando poco aiutavano Madre Adriana con qualche spicciolo in più al mese. Fra i personaggi che ricordo il Commendatore Luigi Panero, Intendente della Finanzia di Cuneo, accettato come Ospite nel 1925. Si dedicò ai lavori del giardino, e visse per 25 anni, adempiendo la sua attività a favore di questi poveretti e a sollievo delle Suore: Lasciò profumo di virtù che si sente ancora .

Lo scultore prof. Giuseppe Erbetta, che ci ha regalato le statue della Cappella. Un giorno questo scultore fece un busto di gesso di Suor Luciana , questa si arrabbiò e lo scultore distrusse l’opera.

A sentire le Suore più anziane di me : madre Adriana , Suor Luciana, e Suor Stella , nei periodi più brutti di povertà , di buon mattino andavano con i ragazzi a raccogliere legna sul greto dello Stura con carretto sgangherato .Come pure al mercoledì con il carretto si faceva il giro del mercato per raccogliere verdura e frutta un  po’ avariata per far cuocere.

Con la venuta di monsignor Borra (1943) e il canonico Avetta si è migliorato un po’ l’Istituto. Prima cosa si è allargata la scala, aperte delle finestre soprattutto in cucina, ma la cosa più importante si sono messi i termosifoni. Era arrivata un’offerta da una signora e così sono arrivati anche i termosifoni. 

La signora poi ha passato un breve periodo in Istituto, prima di morire.  

Nel 1998 abbiamo avuto altre ristrutturazioni nell’Istituto, le cose sono cambiate totalmente, al termine della ristrutturazione si è costruito il bocciodromo le partite tra don Avetta e i ragazzi sono diventate leggendarie, da sempre si giocava a bocce all’Istituto,però nei mesi invernali era impossibile , oggi c’è perfino in riscaldamento e cosi ci si diverte tutto l’anno.

Noi abbiamo sempre avuto tante belle amicizie come non ricordare le famiglie Gunetto, Cornaglia Botto, Bima, Rivolta, Rottondo,Riorda e le famiglie fuori Fossano: Brero, Sola, Barolo, Forano , Priola  ecc.. Della famiglia Gunetto ricordo che tutti gli anni il signor……..portava tutto l’Istituto in gita con il suo pullman .All’inizio portavamo dei panini , poi le famiglie che ho ricordato sopra a turno ci pagavano il pranzo in ristorante . I Vescovi Presidenti ci hanno sempre accompagnati nelle gite, monsignor Poletto forse è mai mancato.  Come non ricordare tanti “fioi” Penso a Carmelo veniva da Torino, era scioccato dal rumore degli aerei, quando sentiva qualche rumore che gli ricordava gli aerei che avevano bombardato Torino urlava e si nascondeva. Ricordo Michele, cieco, esperto nel tagliare e accatastare la legna, tutti pezzi uguali e poi li sistemava con perfezione nella legnaia. C’era Alessandro che girava la ruota dal cardaio di Fossano. Sandro andava a lavorare nelle campagne vicine, scappava sempre dall’istituto, la strada era tutta sua , finì sotto una macchina. Giovanni lavorava come netturbino, alla domenica comperava sempre l’Unità, e bisticciava sempre con noi Suore. Pier Luigi è arrivato qui aveva 7 anni, la notte aveva paura e allora S. Adriana lo teneva in camera sua .Gian Piero anche lui arrivato qui a 7 anni, Bertino aveva 8 anni Sergio 9 anni e tanti altri dai 15 ai 18 anni .Gustavo arrivava da  noi dopo essere stato a Cesano Boscone gran amatore della bicicletta e della radio, girava per Fossano con la radio a pieno volume: A Cuneo alla stazione aveva un’altra bicicletta , e anche con la sua radio urlante girava per i portici di Cuneo. Alla sua morte improvvisa abbiamo scoperto tre biciclette posizionate in luoghi diversi. Sulla sua tomba a Fossano qualcuno ha posato una minuscola bici , e ancora oggi sempre qualcuno gli porta i fiori. Michelino di Alba ci ha fatto vivere un grande spavento: era fumatore e con un mozzicone ha incendiato la paglia sotto il portico. La cosa che ricordo è che il veterinario dott. Brizio ha organizzato i ragazzi con secchi di acqua fino all’arrivo dei pompieri. Beppe ricoverato a   Cuneo in ospedale , dopo qualche giorno di cura è sparito di buon mattino , ma a sera è arrivato in Istituto con la scusa che voleva essere malato in Istituto e non all’Ospedale.

Ricordo ancora con commozione il dott. Alberto Avagnina, aveva organizzato qui da noi una infermeria, era il nostro medico, poi quando ha fondato la Clinica si è portato via le nostre infermiere professionali suor Silvestrina, e Suor Giovanna. Il ricordo del dottor Alberto è uno dei più vivi, era un vero signore, ma soprattutto un buon papà per tutti i nostri ragazzi.

In questi 67 anni trascorsi all’Istituto quanti “Fioi” ho conosciuto , i loro parenti, e quanti fossanesi mi hanno regalato la loro amicizia. Ora che sono anziana e non più attiva (89 anni) l’affetto delle consorelle l’amicizia dei volontari e il rispetto dei “fioi” mi aiuta a sopportare gli acciacchi della vecchiaia.